Francesco Netti

Netti Francesco

Santeramo in Colle - Bari 1834 / Santeramo in Colle - Bari 1894

Painter
Biografia

da A. M. Comanducci
Nato a Santeramo in Colle (Bari) il 2 dicembre 1834, morto a Napoli il 28 agosto 1894.
Compiuti gli studi classici e conseguita la laurea in giurisprudenza, ottenne dal padre di potersi dedicare all'arte, alla quale si era dimostrato precocemente incline.
Studiò dapprima con Filippo Bonolis, poi con Tommaso de Vivo e Michele Di Napoli.
Infine cominciò a far da se', solo giovandosi dei consigli di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi, ai quali era legato da profonda amicizia.
Fra il 1856 e il 1859 soggiornò a Roma, ispirandosi alle grandi opere d'arte di quelle Gallerie; poi tornò a Napoli, dove si stabilì.
Nel 1868 si reca a Parigi, per l'Esposizione Universale, e vi rimase tanto da trovarvisi durante l'assedio ad opera dei Prussiani. In quest'occasione prestò servizio nell'ambulanza italiana.
Tornato in Patria, più non si mosse da Napoli se non per recarsi di quando in quando alla nativa Santeramo, e per un viaggio in oriente (1884), ad Atene, Costantinopoli, poi, al ritorno, per Bucarest, Budapest e Vienna.
Artista di grande sensibilità, trattò con sentimentalismo romantico quadri di soggetto moderno e di argomenti tratti dalla storia greca e romana.
Alla Puglia nativa furono ispirati i paesaggi, che non sdegnò, ed all'Oriente altre tele, che rappresentano una caratteristica della sua arte.
Egli esordì con "La morte di San Giuseppe da Calasanzio", per la Cappella di San Carlo alle Mortelle in Napoli.
Nel 1861 inviò a Firenze, per quella Esposizione, "La follia di Haydée", acquistato dal signor Smith, allora console turco a Livorno.
Altri suoi quadri importanti sono: "Coro greco che esce dal tempio", esposto e premiato all'Esposizione artistica di Napoli nel 1876; "Lotta di gladiatori durante una cena a Pompei", una delle migliori opere del Netti, esposta a Torino nel 1880, acquistata dalla regina Margherita, e conservata nella Pinacoteca di Capodimonte a Napoli; "In Corte d'Assise", che figurò a Roma nel 1883, e fu acquistata dalla città di Bari; "La siesta", esposta alla Mostra artistica di Napoli del 1885, e acquistata dal Municipio di Bari; "La crisi" quadro assai suggestivo, inviato a Venezia nel 188i con "Donne turche che prendono il caffè", esposto nuovamente nel 1911 alla mostra retrospettiva del Netti, organizzata da Giovanni Tesorone alla Biennale Veneziana, ed acquistato dal Governo francese per il Museo del Lussemburgo; "Processione di penitenza durante l'eruzione del Vesuvio del 1731", uno dei suoi più importanti dipinti; "L'uscita da un ballo in maschera" e "Una strada durante la pioggia", facenti parte della raccolta Vonwiller a Napoli; "La fucilata (episodio del 15 maggio 1848)", nel Museo San Martino di Napoli; "L'abbeveratoio", eseguito nel 1885; "Il pianto di Saffo"; "Ricamatrici levantine"; "Una donna che legge"; "Il riposo in mietitura"; "La mietitura" lasciato incompiuto ed acquistato, dopo la morte dell'autore, dal Governo italiano per la Galleria d'Arte Moderna di Roma; "Mietitore che beve", tela pure incompiuta, conservata nell'Istituto di Belle Arti di Napoli; "La Maddalena", nella Cattedrale di Altamura; "Sant'Effremo", nella chiesa di Santerano; "Un acquazzone", appartenente al barone Chiarandà; "Un canto del mio studio", acquistato da Edoardo Dalbono; "Gli amanti asfissiati"; "La lettrice", nella raccolta Turri Gallina di Milano.
Lasciò anche molti buoni ritratti.

 
La Pinacoteca Corrado Giaquinto di Bari conserva ben 20 suoi dipinti. La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma conserva due suoi dipinti, Coro greco e Festa greca.

da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1895
Nato a Sant'Erasmo in Colle (prov. di Bari) il 2 dicembre 1834.
Cominciò gli studi legali, ma li troncò ben presto per darsi all'arte, giovandosi dei consigli di Filippo Palizzi e di Domenico Morelli.
Fra le sue opere che figurarono nelle varie esposizioni, si ricordano «La sera del dì di festa», «Uscendo dal ballo all'alba», «Maddalena alla tomba di Gesù», «Le signore alla Corte d'Assise», «L'abbeveratoio», «Un ritorno dalla campagna».
Fu rapito immaturamente all'arte.

da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1910
Mostra individuale
di Giovanni Tesorone
Francesco Netti appartiene a quel gruppo di pittori napoletani che derivarono immediatamente, fra il 1860 e il 70, da Filippo Palizzi e da Domenico Morelli, artisti così diversi per temperamento, per sentimento e per espressione tecnica, ma che nondimeno rappresentarono a Napoli tutto un tempo e tutta una scuola.
Essi non erano insegnanti ufficiali, nè addirittura insegnanti, ma semplicemente pittori, allorché sorgevano loro intorno come altrettanti virgulti dal bifido tronco d'una sola pianta madre, Gioacchino Toma, Francesco Netti, Edoardo Tofano, Edoardo Dalbono, Camillo Miola, Giuseppe Boschetto e non pochi altri, i quali fiorirono in quella gioconda primavera dell'arte italiana che fu la Mostra Napoletana del 1877, onde nacquero Francesco Paolo Michetti, Antonio Mancini, Vincenzo Gemito, Achille D'Orsi, e tanti altri.
Fu allora che Eleuterio Pagliano pronunziò la magnifica frase, cosi calda e cosi generosa per un italiano del Nord, "il sole viene dal Mezzogiorno", Francesco Netti nacque in Sant'Eremo in Colle, Provincia di Bari, il 24 Gennaio 1832, da civilissimo parentado.
Si recò in Napoli a studiare pittura con Filippo Bonolis - che fu maestro dello stesso Palizzi - e col De Vivo, accademici entrambi.
Passò a Roma nel 1856 e vi restò circa tre anni, dopo di che fu a Napoli di nuovo e vi si stabilì fermamente per un decennio, partecipando a tutto il movimento artistico locale. Uno dei primi suoi lavori fu la "Follia di Haidè".
Per la Esposizione di Napoli del 1866 esegui la "Processione di penitenza per la pioggia di cenere durante la eruzione del Vesuvio del 1831", quadro che ora trovasi all'estero e di cui nella presente Mostra veneziana abbiamo il primo bozzetto. Siffatto quadro non ha rapporto alcuno con quello di ugual soggetto di Gioachino Toma, che ora trovasi nella Galleria Moderna di Firenze, opera stupenda, tratta da una diretta impressione dal vero durante la eruzione del 1872, mentre quella del Netti è una visione sognata.
Alla fine del 1866, recossi a Parigi, ove attese, quale Commissario ufficiale, alla organizzazione della Sezione d'arte italiana alla Esposizione del 1867. Durante la sua residenza di circa tre anni nella metropoli francese dipinse parecchio.
Due piccole tele, ricordano in questa Mostra Veneziana, il Netti di questo periodo, "L'acquazzone" (il cui titolo originale è "Une averse") e il quadro "Dopo il Veglione".
Nel 1870 servì, durante l'assedio di Parigi, nell'ambulanza italiana, non sottraendosi ad alcun pericolo, ciò che del resto rispondeva appieno alla sua natura fiera e forte, modestamente velata d'un amabile sorriso signorile.
Una breve pagina di carta, posseduta dall'ammiraglio De Criscito, intimo amico di lui, ricorda questa bella pagina della sua vita. E un disegno a matita riproducente una Sala delle Tuileries, trasformata in ospedale da campo.
Tornato a Napoli dopo d'allora, vi si stabilì definitivamente.
Fra i quadri più notevoli del suo periodo di visioni classiche segnalo il "Coro Greco" e i "Gladiatori" - di cui abbiamo nella raccolta qui esposta, il bozzetto - quadro che fu comprato da S. M. il Re ed ora trovasi nella Regia Galleria di Capodimonte. E' un ludo gladiatorio svolto non in circo, ma per intimo svago casalingo. In fondo è il triclinio ove spumeggiano i calici e si disegnano audacemente nudità procaci, mentre in primo piano sono le dame più belle e la regina stessa del Convito che, con esili mani offrono la tazza della gioia e incoronano di fiori la figura massiccia del vittorioso, uscito ancor sudante dal duello omicida. Il corpo del vinto, lacero, pesto, fangoso, è trascinato via, dai servi e uno di essi cosparge di sabbia la scia sanguigna sulla breve domestica arena.
Il bozzetto «Saffo » che e in questa Mostra, ed è il più bello dei due che egli eseguì - appartiene a questo medesimo periodo classico del pittore pugliese.
Fra i quadri di soggetto e sopratutto di sentimento moderno, noto la "Corte di Assise", posseduto dalla Provincia di Bari, e che riproduce la tribuna della tragica aula, d'onde un gruppo di dame eleganti segue, come dalla loggia di un teatro, lo svolgersi di un processo, e "Dopo l'orgia", scena di modernità ancor tinta di romanticismo, che riproduce la morte di un convitato a un banchetto, dopo un ballo in maschera. Sul corpo ancor mascherato dell'estinto, piange e si discinge, nelle liete vesti, la donna del suo cuore. La tavola e deserta e la comitiva, smagliante di sete, di nastri, di piume e d'oro, si allontana in silenzio fuori dell'uscio percossa dal crudo fato inatteso.
Il piccolo quadro "Gli amanti asfissiati", appartiene a questo stesso periodo, come parecchi altri dipinti: le "Donne turche" poi "Una porta a Costantinopoli", il bozzetto "Interno a Costantinopoli", ricordano un suo viaggio in Oriente nel 1884 che gli dette materia di parecchi notevoli dipinti d'indole locale.
Il Netti trattò anche il paesaggio con fortuna e il bozzettone dei "Mietitori", corrispondente a un quadro di ugual soggetto che trovasi nella Galleria d'Arte Moderna in Roma, risponde a un felice periodo della vita pittorica del Netti, attraverso luminose visioni della figura all'aria aperta glorificata dal sole.
Francesco Netti fu un sentimentale per ciò che si riferisce allo spirito dello artista e sopratutto un colorista per ciò che si riferisce al pittore.
Fu uomo dotato di fine e varia coltura, scrisse e scrisse bene, fu critico d'arte sottile, ed ebbe il pregio singolare di veder l'arte, come la vita, in maniera aperta, semplice, sincera, e da vero aristocratico dell'intelletto e del cuore.




Filippo Bonolis (bio)
Giuseppe Boschetto (bio)
Edoardo Dalbono (bio)
Tommaso de Vivo (bio)
Michele Di Napoli (bio)
Achille D'Orsi (bio)
Vincenzo Gemito (bio)
Antonio Mancini (bio)
Francesco Paolo Michetti (bio)
Camillo Miola (bio)
Domenico Morelli (bio)
Eleuterio Pagliano (bio)
Filippo Palizzi (bio)
Edoardo Tofano (bio)
Gioacchino Toma (bio)




 

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