Herring

Bartolena Giovanni (Livorno 1866 / Livorno 1942)

Technique: Oil on board
Measures: 11cm x 22cm

Signed lower right.


Giovanni Bartolena

Bartolena Giovanni

Bartolena Giovanni (Livorno 1866 / Livorno 1942)

Painter

Nipote del pittore Cesare Bartolena suo primo maestro, si sposta da Livorno a Firenze dove oltre a seguire le lezioni di Giovanni Fattori, stringe amicizia con i frequentatori del Caffè Michelangelo tra gli altri Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Dopo Marsiglia, Lucca e la Versilia torna negli anni '20 a Livorno e la sua produzione artistica è prevalentemente dedicata a nature morte, vasi di fiori e paesaggi, sempre caratterizzati da un cromatismo ricco di colori puri e vivi lavorati direttamente sulla tavola. Tra i fondatori del “Cenacolo Mario Puccini”, nato in memoria del maestro livornese è con altri nomi illustri della pittura labronica come Renato Natali, Plinio Nomellini, Oscar Ghiglia, Beppe Guzzi, Giovanni March attivo nel Gruppo Labronico, che nel 1947 a cinque anni dalla sua morte, gli dedica una retrospettiva in occasione della XXI mostra del Gruppo tenutasi a Milano alla Galleria Ranzini. Nel 1930 partecipa alla XVII edizione della Esposizione Internazionale Biennale d'Arte della Città di Venezia esponendovi i dipinti "Natura morta - Colazione" e "Natura morta - Due paraghi" e l'anno successivo espone il dipinto "Fiori" alla Ia edizione della Mostra Quadriennale d'Arte Nazionale al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Il suo dipinto "Paesaggio toscano" è conservato presso la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza.

Nel 1970 è stato edito dal centro Editoriale Arte e Turismo il volume "Giò Bartolena", di Jolanda Pelagatti, nel 1986 ha visto la luce il volume di Antonio Parronchi "Bartolena", edito da Terrazzi, Firenze, e nel 2007 l'Editore Mauro Pagliai di Firenze pubblica il volume "Giovanni Bartolena. Un novecentista sulle orme della macchia", di Nicoletta Colombo.




da A. M. Comanducci ediz 1962
Nato a Livorno il 24 giugno 1869, morto a Livorno nel 1942. Fu allievo di Giovanni Fattori nella sua scuola di Firenze. Il suo primo dipinto, esposto nel 1890 a Torino, fu acquistato da quella Società di Belle Arti. Ha partecipato a quasi tutte le principali esposizioni italiane, di Venezia, Firenze, Bologna, Milano, ecc., e fu invitato alla I Quadriennale Romana. Sentì l'influenza del Fattori specie nelle sue vedute maremmane con cavalli. Al contrario di suo zio Cesare Bartolena, poco accurato nella forma, dipinse a forti colori ottenendone una spiccata personalità. Il suo genere preferito è la natura morta. Fu uno dei tanti pittori ai quali la sorte ha negato da vivi la giusta rinomanza riservamdo loro le angustie della povertà. Era misantropo ed estroso, bizzarro, indipendente, persino strambo nei rapporti con le persone, esacerbato forse dalla sfortuna che lo inchiodò in vita ad una mediocrità immeritata. Vendeva i quadri mano a mano che li dipingeva, per poche lire, sempre premuto da bisogno. Estremamente disordinato, viveva solitario in tuguri che adattava a studio ed abitazione, aperti all'inclemenza. La sua pittura, se pur discende da origini macchiaiuole, è arricchita da nuovi impulsi di grande potenza che lo avvicinano a Mario Puccini e anche - cosa singolare in un artista sempre vissuto in solitudine a Livorno - agli impressionisti francesi e persino in quaclche natura morta a Vincent Van Gogh. Nelle nature morte ha masse pittoriche dense, splendenti, di un poderoso rilievo accentuato da contrasti e accordi di colore: è la sua più personale originalità. Opere di gran pregio sono considerate: "Autoritratto" (raccolta Antonio Aspesi), "Sinfonia in rosso" (raccolta Luigi Veronelli), "Paesaggio al tramonto" (raccolta Dott. Mario Bossi), "I piccioni", "le Aringhe", "Sosta nella cascina", "Garofani nell'anfora Impero", ecc.  Mostre postume a cura di amici: a Milano nel 1942 e nel 1947, a Firenze (Galleria Michelangelo) nell'ottobre 1947, a Livorno (Mostra dell'800 livornese) nell'aprile 1948, a Torino nel 1961.



 

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