Antonio Ghisu

Ghisu Antonio

Cagliari 1875 / Cagliari 1951

Pittore, Scenografo, Illustratore, Decoratore
Biografia

E' stato un artista e un consigliere comunale del capoluogo sardo nella giunta Dessy Deliperi (1921 - 1923).

Studia  all’Accademia di Belle Arti a Roma, dove viene notato dal pittore storicista e direttore della Galleria Nazionale d’Arte Moderna Francesco Jacovacci. Stringe amicizia con i colleghi Giovanni Marchini e Cesare Averardi, con i quali, nel giugno del 1904, intraprende un viaggio a piedi da Roma alla volta di Napoli,  dove i tre artisti entrano in contatto con la scuola pittorica morelliana e hanno modo di apprezzare le opere della Scuola di Posillipo.

La prima commissione importante realizzata in Sardegna riguarda le pitture parietali nell’abside della chiesa di San Giorgio a Quartucciu, risalenti al 1898. Aderisce al verismo sociale, improntando la sua pittura verso un naturalismo spoglio, conciso e spiccatamente espressivo. Frequenta il cenacolo di intellettuali sardi della capitale, stringendo amicizia con il pubblicista Carlo Mariotti, il poeta Salvator Ruju e il musicista Nino Alberti, per il quale realizza a Roma nel 1902 le scenografie dell’opera "Barbagia". Le cronache dell’epoca descrivono così il suo lavoro: “Lo sfondo stupendo e fiammeggiante con cui Antonio Ghisu ci raffigurò un lembo superbo della nostra terra lontana, una montagna nera e boschiva su cui l’incendio rutilante di un tramonto meraviglioso metteva ombre e chiaroscuri di straordinaria potenza visiva”. Nel 1903 illustra il volume di novelle "Vinti!", edito dall’amico editore Renato Manzini. Per un certo periodo, a cavallo tra i due secoli, si trova a lavorare sia nel cagliaritano che a Roma.  Sono di questi anni  l’inedito "autoritratto" del 1904 e  il "Ritratto di Maria", nipote dell’artista, realizzato negli stessi anni, ispirato alla scuola napoletana, in particolare di Antonio Mancini

Antonio Ghisu fa definitivamente ritorno a Cagliari nel 1905. Nello stesso anno  l’Università di Cagliari gli commissiona un "ritratto del re Vittorio Emanuele III" e la decorazione della volta dell’Aula Magna. Ghisu copre i quaranta metri quadrati della volta con cornici a stucco e un dipinto allegorico con la scienza che distribuisce corone alle diverse facoltà. Nel novembre dello stesso anno decora la Corale Verdi di Cagliari, in viale Regina Margherita. Nel 1907 con Felice Melis Marini, Filippo Figari, Giovanni Battista Rossino, Adolfo Cao e Pippo Boero partecipa alla mostra Ars Sardiniae, anche se l’opera esposta resta a tutt’oggi ignota.

Sempre insieme agli stessi colleghi cagliaritani, nel 1909 viene chiamato a illustrare l’album Pro Sicilia e Calabria, in favore delle famiglie delle vittime del terremoto. Ghisu sceglie di pubblicare il bozzetto "Pazza!", che, con "Sinistrati di Guerra", si dimostra un soggetto pienamente coerente alla sua già evidenziata adesione al verismo e all’impegno per le tematiche sociali. 

Nel 1909 nasce la Società degli Amatori e Cultori d’Arte di Cagliari, cui Antonio Ghisu entra a far parte insieme ad altri esponenti del mondo artistico e culturale sardo, tra cui gli storici dell’arte Dionigi Scano e Carlo Aru. Il ruolo di quest’ultimo sarà decisivo per la nomina degli artisti che parteciperanno alla decorazione interna del Palazzo Civico di Cagliari, deliberata dal Consiglio Comunale il 16 novembre 1911. Tra questi figura infatti Antonio Ghisu, accanto a Figari, Melis Marini, Francesco Ciusa, Andrea Valli, Cao e Cosimo Fadda.  A Palazzo Civico Antonio Ghisu ottiene l’incarico di decorare il Gabinetto dell’Assessore di Servizio. La scelta cade sulla rappresentazione di Cagliari nel passato, nel presente e nel futuro e su una decorazione a stucco piuttosto elaborata, con telamoni-tritoni alla maniera di Adolfo Wildt, che ben si amalgamano con le cornici in stile secessionista, alternate a motivi geometrici del repertorio tradizionale sardo. 

Affresca la cappella funeraria della famiglia Aru al Cimitero Monumentale di Bonaria, (progettata da Dionigi Scano in stile neorinascimentale, con bassorilievi in terracotta di Giuseppe Sartorio) e quella Dessì al cimitero di Quartu Sant’Elena (in cui il Ghisu firma una delle sue più belle opere superstiti, una drammatica e sobria "Deposizione", probabilmente del 1913).
Nell’agosto del 1913 Antonio Ghisu riceve la commissione da don Vincenzo Manca di Villahermosa per la decorazione e la riquadratura a stucco dell’ampio vestibolo del piano nobile della residenza di Villa d’Orri, presso Sarroch.  Nel frattempo figura tra gli artisti che ideano l’allestimento una sala sarda in occasione  della Secessione romana del 1915.
Nel 1920 affresca la volta della Basilica di Bonaria di Cagliari, irrimediabilmente danneggiata dai bombardamenti del 1943, come la decorazione del Palazzo Civico.  Resta comunque una modesta documentazione fotografica e un bozzetto da cui si può leggere il lavoro sulle otto vele del campanile e i quattro pennacchi di raccordo della volta con l’abside. Nelle vele, scandite da costoloni palmiformi in stucco dorato, venne narrata la storia della fondazione della Basilica: lo scampato naufragio della nave spagnola, l’abbandono in mare della cassa con la statua della Vergine, l’approdo a Cagliari davanti al piccolo convento dei mercedari, il trasporto della cassa al santuario, la scoperta della Madonna con il cero acceso, la sua proclamazione a patrona dell’isola e infine la presentazione del modello della nuova basilica di Bonaria.  Dei lavori preparatori resta una tempera su tela raffigurante la "Madonna di Bonaria", poi riprodotta nella scena centrale della "Incoronazione del Simulacro". Nei pennacchi, alle tre figure di profeti  si contrappone una Giuditta e Olferne. 

Messo da parte dal regime fascista per le sue idee socialiste, dal quartiere Marina si sposta sul colle di Bonaria, in località Montixeddu, dove nel 1925 aveva acquistato un ampio terreno dai conti Vassallo. Continua a dipingere ritratti e paesaggi per la committenza privata.

Terminata la guerra, fa ritorno nella sua casa cagliaritana della Marina per spegnersi nel 1951.

 

[Nota biografica e storico artistica a cura di Concettina Ghisu]

 



 

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