Girotondo

Cannicci Niccolò (Firenze 1846 / Firenze 1906)

Tecnica: Olio su tavola
Misure: 12.5cm x 17cm

Opera firmata a destra.
Bozzetto per il dipinto "Girotondo"


Niccolò Cannicci

Cannicci Niccolò

Cannicci Niccolò (Firenze 1846 / Firenze 1906)

Pittore

Nicolò Cannicci

Figlio d'arte apprende le prime basi della pittura dal padre, il pittore Gaetano Cannicci. Frequenta nella prima metà degli anni '60 all'Accademia di Firenze i corsi di Enrico Pollastrini e le lezioni alla Scuola di Nudo di Antonio Ciseri. A Firenze in quegli anni un pittore non può rimanere lontano dal Caffè Michelangelo, e lì incontra e stringe amicizia con Diego Martelli e il gruppo dei Macchiaioli, da cui però si discosta in parte per uno stile più intimo e solitario, parco nel colore e scrupoloso riproduttore del vero. Mentre a Firenze il Cav. Pisani, commerciante di quadri, gestisce nel suo negozio le migliori opere di Cannicci: "Il filo elettrico", "Il sogno dorato" ecc. lui partecipa ad importanti mostre in Italia e all'estero e nel 1875 soggiorna con Giovanni Fattori, Egisto Ferroni e Francesco Gioli a Parigi. Con il passare degli anni le sue opere acquistano in luminosità e in colore, ma rimane costante anche negli ultimi dipinti la sensazione di solitudine che una vita modesta e priva di grandi soddisfazioni, segnata da problemi di salute anche mentali, non lo ha sicuramente aiutatato a superare.
 
 
da A. M. Comanducci ediz 1962
Nato a Firenze il 29 ottobre 1846, morto nella stessa città il 19 gennaio 1906. Terminati i corsi dell'Accademia, nella quale insegnavano Enrico Pollastrini e Giuseppe Marubini, frequentò poi per poco tempo, la scuola del nudo di Antonio Ciseri. Ritiratosi a San Gimignano per ragioni di salute, si dette allo studio dal vero della natura, ed alla composizione di quadri campestri di una verità ed evidenza che riempì di luce le sue tele. Può dirsi veramente osservatore profondo e scrupoloso copiatore dal vero, uno dei migliori paesisti della sua epoca della scuola toscana. «In tutta l'opera di quello artista è diffuso un candore pastorale, e come una delizia discreta, che ha per argomento le zolle, le piante, i greggi, i carbonai, le contadine» (Francesco Sapori). Espose: alla Mostra di Belle Arti a Firenze nel 1872, "Filo elettrico"; a Parigi nel 1878, "Vita tranquilla"; alla Reale Accademia di Londra nel 1883, "Ritorno dalla festa"; a Torino nel 1884, "La seminagione del grano", attualmente nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; a Venezia nel 1887, "Le rogazioni" e "Vita tranquilla"; e alla Promotrice di Firenze nel 1888 "La benedizione dei campi". Fra le sue numerose opere notansi: "La fidanzata"; "Mattino a Bocca d'Arno"; "Raccolta delle ulive"; "Mattino primaverile"; "Ave Maria"; "L'aratura"; "Pascolo"; "Al sorgere del sole"; "Verso l'ovile"; "Le gramignaie al fiume"; "Il primo assalto"; "La fiera di San Gimignano"; "Il riposo nel campo"; "Il ritorno dalla fiera"; "L'Ave Maria"; "A Montemiccioli"; "La sete nei campi"; "Marina di Pisa"; "Bilance a Bocca d'Arno"; "Meriggio"; "Carbonaie dopo la pioggia"; "La divina pastora"; "Le anitre"; "Gaiezza"; "Pineta del Tombolo". Il Cannicci visse una vita modesta che gli concesse scarse soddisfazioni.



 

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