Francesco Gioli

Gioli Francesco

San Frediano a Settimo - Pisa 1846 / Firenze 1922

Pittore, Incisore
Biografia

da A. M. Comanducci ediz 1962
Nato a Settimo nel Pisano il 29 giugno 1846, morto a Firenze il 4 gennaio 1922. Fu allievo all'Accademia di Pisa di Annibale Mariani, e di Enrico Pollastrini all'Accademia fiorentina. Attratto dal movimento dei «macchiaiuoli», lasciò il metodo accademico per seguire di questi la parte simpatica e sana, senza farsi travolgere dagli eccessi. Fu premiato nel 1869 a Pistoia per il quadro "Carlo Emanuele di Savoia scaccia l'Ambasciatore spagnolo". Dopo questo primo successo, cosciente della necessità di continuamente rinnovarsi senza tradire la propria natura, e dopo un periodo di indecisione e di transizione, di cui ci serbano traccia altri suoi quadri, quali "L'Alfieri che visita Goldoni" e "Goldoni che visita Gian Giacomo Rousseau", trovò la sua strada nella osservazione e nello studio appassionato della natura. Le sue tele, ricche di risorse pittoriche, riproducono i soggetti più svariati: paesaggi, figure, marine, ritratti, quadri di genere, trattati da lui con uguale passione e maestria. Di agiate condizioni lavorò specialmente per se', mai per il commercio, poco per le esposizioni. Dopo quarant'anni di studio e di lavoro, egli sentì il bisogno di un giudizio definitivo sulla sua arte e nel 1914 in una sala dell'Internazionale di Venezia, espose 53 opere che la critica lodò senza riserve e sulle quali Arduino Colasanti riassunse il suo giudizio sull'«Emporium» scrivendo: «Rinnovarsi senza tradire la propria natura, ecco il segreto della grandezza di molti artisti, e poichè Francesco Gioli si attiene a questa massima non per calcolo, ma per virtù spontanea del suo felice temperamento, ad ogni prova l'anima vibra con una sincerità che dà alla nuova opera una nuova giovinezza». I suoi principali lavori sono: "Angelus Domini", premiato a Parma nel 1870; "Ai campi in giugno", che a Londra nel 1885 ebbe una medaglia d'argento ed ora fa parte della collezione Nistri; "Un incontro"; "Babbo ritorna"; "Vendemmia"; "Volterra", acquistato dal Comune di Firenze; "Le lanaiole", acquistato dal Re e donato alla Galleria d'Arte Moderna di Venezia; "Passa la processione", nella Galleria d'Arte Moderna di Roma; "Alla messa"; "Il Monte di Pietà"; "Nebbie"; "Primavera"; "Mater dolorosa"; "Le boscaiole di San Rossore", esposto con grande successo a Perugia nell'anno 1887; "Renaioli"; "I due fratelli"; "Armonie fiorentine", notato all'Internazionale Veneziana del 1909 e acquistato dalla Compagnia Italiana Grandi Alberghi; "L'incontro delle mule"; "La processione del Sabato Santo a Pisa"; "Giovane madre"; "Crepuscolo invernale", acquistato dalla Regina Madre. Molte ancora sono le sue tele sparse in raccolte pubbliche e private. Il suo capolavoro è "Passa il Viatico", che venne premiato all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1878. Fu uomo di animo semplice, buono, intimamente fiero.



da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1895, 1897 e 1901
Nato a Settimo nella provincia di Pisa, il 29 Giugno 1846, vive a Firenze.
Uno dei suoi primi lavori fu: «Carlo Emanuele di Savoia che scaccia l'ambasciatore spagnuolo».
Dopo aver trattato per alcun tempo soggetti storici, si diede con grande alacrità, ma insieme con la fine temperanza propria dell'ingegno toscano, allo studio del vero, dipingendo generalmente episodi e scene campestri.
A Venezia nel 1887 espose: «Le macchiaiole del Tombolo»; a Milano nel 1894: «L'ora che volge il desio» (scogliera toscana), « Al fresco», «Contadina toscana».
A Venezia, nell'Internazionale del 1895, espose «Pomona», «Giro giro tondo» e «Malinconia estiva», in quella del 1899 «Sulla spiaggia Tirrena» e «Renaiuoli».


da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1914
di Francesco Gioli
Questa Mostra riassume il lungo periodo di 40 anni, dal 1874 ad oggi.
Mentre il primo quadro della serie "Un incontro" fu esposto al Salon di Parigi nel 1875 e ora fa parte della Galleria d'Arte Moderna Fiorentina, tre altri, "L'ovile", "Tramonto-ritorno", "Sull'aja" sono di quest'anno.
Mi dedicai all'arte giovanissimo, e a poco più di vent'anni esordii con un quadro storico che fu lodato e premiato.
Questo buon successo precoce, anziché rallegrarmi, produsse in me un senso di sconforto, perché compresi subito, e fu ventura, che si era lodata e premiata un'arte vecchia fatta da un giovane.
Dopo un periodo di grande scoraggiamento, sentii il bisogno di cambiare strada e di ricominciare daccapo.
Il movimento dei nostri «macchiaioli» mi attrasse, e mi detti con altri pochi giovani a seguirne l'indirizzo.
Si lavorava nell'ombra. La critica d'arte competente, allora quasi non esisteva. Solo ci seguiva con vivo interesse e ci era spesso di sprone e di consiglio Diego Martelli, spirito eletto, che ci ospitava, specialmente durante l'estate, nella sua bella tenuta di Castiglioncello.
Egli aveva fondato e dirigeva in quel tempo Il Gazzettino delle arti del disegno, organo di idee avanzatissime in fatto d'arte, a cui collaboravano anche varii artisti, fra i quali Telemaco Signorini e Adriano Cecioni.
Il Martelli passava molto tempo a Parigi e di là ci trasmetteva il riflesso di quella vita artistica, varia e rigogliosa, e massima di certi gruppi coi quali avevamo affini gli intenti.
«Già nella primavera del 1875, con Niccolo Cannicci, con Egisto Ferroni e con Giovanni Fattori avevo fatto il primo viaggio a Parigi per visitare il Salon, dove avevamo esposto.
Vi eravamo restati un mese, per studiare specialmente tutta l'arte del 1830, che più ci interessava, ed avevamo stretto intima relazione con molti artisti.
Questo scambio di simpatia rafforzava sempre più le nostre convinzioni e ci dava coraggio a perseverare nel lavoro.
Non pensavamo che dalla nostra produzione si potesse ricavare un utile materiale, mentre a quel tempo imperava l'arte e la moda dei Fortunisti, lodata e comprata a caro prezzo.
I colleghi più bisognosi erano aiutati alla meglio dalle nostre relazioni, alle quali si poteva, non senza fatica, allogare uno squisito dipinto del Fattori o del Ferroni per 50 o 60 lire.
Se mandavamo dei quadri alle varie Esposizioni, lo facevamo per confrontarci cogli altri in un ambiente che non fosse il nostro studio, pur sapendo che poco avrebbero interessato il pubblico e la critica.
Rarissime volte erano acquistati e a quali prezzi!....
Ricordo che per molti anni era una vera festa, quando, ritornando in città ad inverno inoltrato, ci mostravamo scambievolmente la massa di lavoro riportata dopo i molti mesi trascorsi fuori a contatto col vero.
Studi, bozzetti, abbozzi di quadri venivano esaminati attentamente e specialmente criticati nelle parti secondo noi meno riuscite. Questa critica inesorabile faceva certo abortire molti disegni di quadri che, giudicati con minor severità al loro inizio, avrebbero potuto essere svolti e acquistar valore.
Questo vaglio a buchi troppo stretti adoprato da noi, anziché fecondare, isteriliva certe nostre nascenti qualità, e forse se ne avvantaggiava più la probità che la bellezza dell'opera.
I quadri che ho esposto di quel periodo risentiranno l'influsso di questo ristretto ambiente, nel quale ogni slancio era contenuto da troppa severità di giudizio, ma potrebbero in compenso aver un interesse per la serietà degli intendimenti ed essere apprezzati per le loro intime qualità riproducenti l'ambiente toscano d'allora.
A questo periodo ho voluto soltanto accennare poiché è quello della mia formazione artistica; quello nel quale tutti noi toscani volemmo esser noi, schiettamente e sinceramente, senza preoccupazioni di novità.
Ma dopo che furono istituite le Esposizioni Italiane circolanti, e più ancora dopo le Internazionali Veneziane, l'Arte nostra si è svolta in ambiente più vasto, trovandosi anche a contatto con quella straniera; ed ha perduto, secondo me, certe preziose qualità regionali, che le erano proprie.
Anche la mia produzione deve averne risentito gli effetti, ma ritengo che serbi ancora le sostanziali caratteristiche del, primo periodo in cui si e formata; e ora, se non m'inganno, le pecore del quadro «Un incontro » belano nello stesso tono di quelle aggruppate "All'ovile", ultimo della serie.

Bibliografia

A.M. Comanducci - Pittori italiani dell'Ottocento - Milano 1934
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni - II ediz. Milano 1945
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei - III ediz. Milano 1962

L. Servolini - Incisione italiana di cinque secoli - Milano 1951

A De Gubernatis - Dizionario artisti italiani viventi - Firenze 1892

D'Ancona - La pittura dell'Ottocento - Milano 1954

A. Franchi - Arte e artisti toscani - Firenze 1902

Willard - History of Modern Italian Art - 1893

Francesco Gioli e la sua opera - Firenze 1923

Rassegna d'arte antica e moderna - 1922

Emporium - 1922

Callari - Storia dell'arte contemporanea italiana

 

Catalogo I Esposizione Internazionale d'arte della Città di Venezia - 1895

Catalogo II Esposizione Internazionale d'arte della Città di Venezia - 1897
Catalogo IV Esposizione Internazionale d'arte della Città di Venezia - 1901

Catalogo XI Esposizione Internazionale d'arte della Città di Venezia - 1914

 

Opere

Boscaioli - Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza



 

Vuoi vendere un'opera di Francesco Gioli?

 

Vuoi comprare un'opera di Francesco Gioli?

 

utilizza l'apposito modulo di contatto qui sotto


Puoi caricare delle immagini da allegare al messaggio:

Seleziona immagine n.1
Seleziona immagine n.2
Seleziona immagine n.3
Seleziona immagine n.4
Seleziona immagine n.5