Nato a Torino il 31 dicembre 1849, morto a Pisa il 18 novembre 1878. Suo padre, francese fu tra i primi industriali che impiantarono stabilimenti litografici in Italia, e si occupava anche d'arte come dilettante. Il giovane Enrico compì il corso triennale preparatorio all'Accademia Albertina, avendovi a maestro
Enrico Gamba. Nel 1870 accorse volontario in Francia, per combattere contro la Prussia. Poi, chiesta ed ottenuta la cittadinanza italiana, tornò in Francia e proseguì gli studi sotto
Jean Leon Gérome, del quale fu prediletto allievo. Di là mandò alla Promotrice di Torino alcuni dipinti, ed altri ne fece seguire dal Cairo dove si era recato attratto da progetti di pittura orientale. Dopo aver dimorato alcun tempo a Torino, dove fece un "Ritratto di
Antonio Fontanesi", a carbone che ora trovasi in quel Museo Civico, e a Milano, città nella quale divenne intimo dei migliori artisti, si recò a Roma, già minato dal male che poi lo doveva stroncare nel fiore degli anni. La morte di
Francesco Mosso e di
Tranquillo Cremona gli diedero l'ultimo fiero colpo, dal quale non si risollevò: si spense fra le braccia del fratello Benedetto, musicista. Il Museo Civico di Torino, oltre l'accennato "Ritratto di Antonio Fontanesi", conserva di lui: "A teatro" e "Meditazione". Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano sono collocati: "Balie ai Giardini Pubblici"; "Spagnuola"; "Balie in riposo"; "Almea in riposo"; "Ammalatina". Molti altri lavori sono presso i discendenti: il colonnello Ferdinando Giovanni Negro, che oltre numerosi schizzi e bozzetti, specialmente di soggetto orientale, possiede "Autoritratto" e "I Magnin"; l'avv. Attilio Negro, pure possessore di parecchi schizzi a penna di argomento orientale e del naufragio; la signora Giulia Gentilini Junck che conserva: "La strenna del bimbo"; "Il ritorno dalla spesa"; "Pozzo"; "Interno nel Canavese"; "Interno di porta"; "Lavandaie al ruscello"; la signora Adele Ripa NegroJunck, pure in possesso di schizzi e di "Ninnananna" e "Laguna Veneta"; e Maria Larussa Junck vedova Vaquer, che ha una raccolta di dodici schizzi a penna. Si citano ancora: "Guardia araba"; "La serenata"; "I calderai"; "Dopo il mercato".