Arnaldo Carpanetti

Carpanetti Arnaldo

Ancona 1898 / Milano 1969

Pittore, Scultore, Decoratore
Biografia

da A.M. Comanducci ediz 1962

Nato ad Ancona il 15 gennaio 1898, vive in Milano. Appena quattordicenne, a Manaos del Brasile ov'era con la famiglia, s'impegnava a dipingere da solo i saloni della Casa degli Italiani. L'opera gli valse una borsa di studio per l'Accademia di Brera in Milano, ove fu prediletto allievo di Ambrogio Antonio Alciati. Seguì, dunque, sin dall'inizio la strada delle grandi composizioni: proprio all'epoca, in cui imperava il mito del frammento e coloro che affrontavano le ampie figurazioni per raccontare episodi ed esaltare azioni umane erano condiserati spregevoli illustratori retorici. Il Carpanetti appartiene alla seconda ondata del Novecento italiano e combattè con vivacità la battaglia del rinnovamento. Due forze ben distinte tra loro infierivano contro questo movimento novecentesco: il passatismo tradizionalista e il futurismo. Fu durante tale periodo che P.M. Bardi scrisse, a proposito del "Bacchus imperans" (medaglia d'oro del Ministero della P.I. alla Mostra di Milano del 1928), che s'imponeva anche per l'inconsueta vasta mole, che il Carpanetti era "un futuro capitano!". Raffaele Calzini, pronunciandosi su "Le tre semine", altra grande composizioni esposta alla II Quadriennale di Roma e ora in quella Galleria d'Arte Moderna, la indicava come nuova tappa della sicura ascesa della nuova arte italiana. E Carlo Carrà, di fronte alle enormi tele del Carpanetti, si domandava stupefatto il perchè di tali tours de force: ma alla II Triennale di Milano seguiva anch'egli l'esempio del Carpanetti. Per suggerimento del presidente G. Barella furono chiamati i maggiori artisti  a decorare con affreschi le pareti della Triennale, dopo che egli aveva annunciato al Ministero delle Corporazioni in Roma un grande affresco del Carpanetti, un'opera grandiosa, sviluppantesi per 24 metri di lunghezza e 4 di altezza, popolata di figure, che la critica riconobbe come primo valido esperimento di pittra murale intesa secondo criteri di vera modernità. Nell'allora palazzo del Popolo d'Italia il Carpanetti dipinse a encausto una volta di m. 20 per 9. Altre sue notevoli opere "Cristo re" (olio, 1924, eseguito su commissione dell'Ordine dei Cavalieri del S. Sepolcro per una chiesa dell'Anam in Palestina), "Il ratto delle Sabine" (Premio Principe Umberto, 1930), "Conversione di S. Agostino" (pala d'altare nel Santuario di S. Rita alla Barona di Milano), "Incipit novus Ordo" (premio alla Biennale di Venezia del 1930), "Morte di Francesco Ferrucci, "L'offerta", "Il Commercio" (1937, medaglia d'oro all'Esposizione di Parigi: opera destinata a un palazzo pubblico di Bergamo), "La Missione" (1946), "S. Cristoforo" (Galleria d'Arte Moderna di Milano), "Il voto" (id. Trento), "Il miracolo della mula" (Primo Premio alla Mostra Antoniana di Padova, 1932), "Rugit leo" (1954), "S. Francesco e il lupo". Ricordiamo inoltre la parete affrescata in una sala del palazzo di Giustizia di Milano sul tema ciceroniano: "Per sola la Virtù della Giustizia gli Uomini hanno nome di buoni" (1930) e due vaste stele su disegni di Mario Sironi: quella per il Popolo d'Italia esposta alla I Mostra del Dopolavoro a Roma (1938) e quella per il padiglione della Fiat alla Fiera di Milano del 1931, raffigurante quest'ultima il "Lavoro e Guerra", alta 22 m. e con 30 figure in rilievo e a forti tinte. Ha coltivato anche la scultura, per cui citiamo: la "tomba ed Alberto Torsiello" (1938, al Monumentale di Milano), il "monumento dei fratelli Bernabei" (1947, ibidem) ed altri nel Cimitero maggiore milanese. Assiduo alla messime manifestazioni ufficiali e artista di primo piano, e addirittuta tra i protagonisti nel ventennio che  precedette l'ultima grande guerra, il Carpenetti organizzò anche personali con raccolte d'importanti sue opere di cavalletto: per quella dedicata ad illustrare in 130 quadri la febbrile e intensa vita del porto di Gneova, realizzata nella Galleria Rotta nel 1953 e ripetuta alla Salvetti di Milano, Orio Vergani dettò la prefazione al Catalogo, che incide la figura di maestro del Carpanetti, appartenente "a quella razza di artisti che per ispirazione hanno bisogno di un'intera storia dell'umanità e di parlare, appena svegli, con qualche profeta. Artisti, dunque, di una razza un pò incomoda". E sulla sua squisita natura di difensore irruente e appassionato della pittura nuova ci ha testimoniato con conoscenza, cosicenza e autorità Emiliano Zanzi, presentandocelo, quale è, "un estroso, ma innocente fanciullo". Un'altra notevole rassegna di dipinti ispirati tutti a Venezia, realizzata nel 1954 al centro artistico S. Babila a Milano e ripetuta poi a Como e a San Remo, rinnovò i successi precedenti e dette conferma dela piena validità di Carpanetti pittore, che svolge tuttora un'opera ispirata e feconda, sempre sottolinenando la vera e potente natura sua di eccezionale disegnatore e d'innamorato dell'affresco e della pittura ciclica ed epica. Lo testimoniano le recentissime tavole, ad esempio "Il Commercio" (1958), trattate con un procedimento particolare e personalissimo di chiaroscuro, che ha inaudito vigore plastico e si richama alla potenza dell'antico classico monocromato in auge presso i greci.

Bibliografia

A.M. Comanducci - Pittori italiani dell'Ottocento - Milano 1934
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni - II ediz. Milano 1945
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei - III ediz. Milano 1962

A. Carpanetti - Io, pittore, nel porto di Genova - Milano 1953

H. Vollmer - Kunstlerlex - 1953

L'Ambrosiano - Milano 1927

Il Popolo d'Italia - Milano 1935

Corriere del Popolo - Genova 1953

Catalogo Personale al Convegno di San Remo - 1955   1956

Il Secolo XX - 1934

Belvedere - 1937

Emporium - 1929   1931   1934   1935



 

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