Gaetano Previati

Previati Gaetano

Ferrara 1852 / Lavagna - Genova 1920

Pittore
Biografia

da A. M. Comanducci
Nato a Ferrara il 31 agosto 1852, morto a Lavagna (Genova) il 21 giugno 1920.
Studiò a Ferrara con Gaetano Domenichini e Giovanni Pagliarini, poi a Firenze con Amos Cassioli e compì la sua educazione artistica a Brera con Giuseppe Bertini.
Nei primordi della sua carriera subì l'influenza di Tranquillo Cremona; ma questa influenza, anzichè con la tecnica, egli la manifestò col suo modo di sentire lirico e patetico, con la immaginazione passionale e con una sognatrice rappresentazione della storia come egli la intendeva sintetizzata nelle sue scene e nelle sue figure.
Previati eluse così la tendenza al quadro storico patriottico del suo tempo e iniziò la sua carriera di grande illustratore della storia col quadro "Paolo e Francesca", proprietà dell'Accademia Carrara di Bergamo.
Prima di questo dipinto aveva esposto "Le orgie di Cesare Borgia a Capua", col quale aveva impressionato per la grandiosa linea del suo pennello narratore in un'opera di così grandi dimensioni.
A questo primo periodo appartengono le tele: "Gli ostaggi di Crema", nella Pinacoteca di Brera; "Torquato Tasso morto"; "Cleopatra morente"; "Fumatrici d'oppio".
Per la sua fantasia di spiritualista convinto, desiderosa di vagare negli spazi dell'azzurro, per la realizzazione delle sue visioni, la teoria del divisionismo fu il mezzo tecnico necessario.
Dal 1891 ebbero inizio i suoi quadri di ispirazione idealistica con "La maternità" e "Madonna tra i gigli" (1894).
Egli poi liberò ancora il suo pennello da tutte le reminiscenze del quadro storico, per sollevare la sua immaginazione ai rari campi di una mistica emotiva, e dipinse: "Il funerale della vergine"; "La danza delle ore"; "Re Sole", nel Museo Reale di Bruxelles; "Viaggio nell'azzurro", nella raccolta del comm. dott. Guido Antonioli; "Caduta degli angioli"; "Carovana nel deserto"; "Creazione della luce"; "Poesia inferiore"; "Poesia superiore"; "Sogno"; "Estate"; "Il bacio"; "Novara"; "L'uscita di chiesa".
A queste opere ne fece seguire altre ispirate a misticismo puro e produsse numerose "Marie spasimanti sotto la Croce"; "La Via Crucis"; "L'Ascensione di Maria"; "I Re Magi", ritentati più volte in diverse epoche, e "La Sacra Famiglia".
Gaetano Previati ebbe innato temperamento di artista squisito, geniale, impulsivo. Fu il drammatico celebratore degli amori superiori e delle figure ideali.
Dimostrò grandissima facilità a compiere nobilmente tele di grandi superfici, come il quadro "Antonio Sciesa", esposto a Milano nel 1886 come colorista fu quasi sinfonico; in lui la concezione coloristica del quadro prevaleva sopra la parte rappresentativa della forma, sulla quale anzi egli aveva originali ubbie di distruzione.
Egli seppe dare concretezza pittorica alle immagini quali ci appaiono in sogno. Le deformazioni delle sue figure, sono parti, se pure parti negative del trionfo del suo pensiero pittoricamente spiritualizzato.
Le sue "Madonne" hanno completa assenza di femminilità e di carnalità, come è voluto dalla concezione religiosa.
Nel complesso delle sue pitture l'artista esalta, al di sopra della figurazione materialistica, tutto ciò che c'è di più puro e quasi di più santo del nostro pensiero e nel nostro cuore.
Nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, oltre la citata "Madonna tra i gigli", si conservano varie opere, fra le quali: "La Madonna dei crisantemi"; "Donne e bambini in giardino"; il detto «Antonio Sciesa» col titolo "Tirèmm innanz"; l'acquarello per il quadro del "Re Sole"; una variante del "Re Sole"; "Viaggio nell'azzurro"; "L'Adorazione dei Magi"; in quella di Roma, "Il Carroccio" e "Mammina"; nella Galleria «Paolo e Adele Giannoni» di Novara, il "Ritratto del pittore Campi" e alcuni disegni.
Altre opere: "La Du Barry", nella raccolta di Gustavo Botta; "La casa della Madonna", proprietà del signor Renzo Valcarenghi; "Diva nutrice"; "Preferenza"; "Orrori della guerra"; "Oporto"; "Io sono la via, la verità, la vita"; "Alla porta dell'harem"; "Abelardo"; "Chiaro di luna"; "Uva"; "Il Verbo"; "La via del Calvario"; "Scialletto rosso", già nella raccolta Benzoni; "Bucintoro"; "Caravelle genovesi"; "Galee pisane"; "Fuga in Egitto", nella raccolta Giovanni Finazzi di Bergamo, e una numerosa serie di quadri di fiori.
Oltre le opere di pittura, il Previati ha lasciato agli studiosi tre volumi sulla teoria e la tecnica pittorica.

Il suo dipinto Preghiera per il babbo al fronte è conservato presso la Galleria di Arte Moderna di Genova, mentre la Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza conserva i suoi dipinti Dopo Novara e Haschisch:le fumatrici di oppio. Un suo Autoritratto è conservato nella Collezione autoritratti e ritratti di artista nella Galleria degli Uffizi a Firenze, la quale ha anche il dipinto Pace, del 1901, mentre la Galleria Civica d?Arte Moderna di Milano conserva il suo dipinto Pini in Liguria, del 1908.

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da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1895 e 1897
Nato a Ferrara nel 1852, vive a Milano. Fantasia ardita, carattere tenace e singolarmente disinteressato, mutò da alcuni anni indirizzo artistico. Più che alla rappresentazione esatta delle forme, egli mira alla suggestione intensa dei sentimenti e delle idee. Affermò le sue nuove tendenze col quadro «Maternità» (1891).


da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1901
di Antonio Pica
Spirito irrequieto, fantasia fervidissima, carattere sdegnoso del volgare e schivo d'ogni concessione ai gusti plateali della folla, Gaetano Previati, una decina d'anni fa, rinunciava d'un tratto al primitivo suo indirizzo pittorico, che pure gli aveva procurato premi, giudizi lusinghieri della stampa, approvazioni vivaci del pubblico, e si dedicava tutto, con ardore appassionato, ad una nuovissima arte soggettiva visione estetica, la quale naturalmente suscitò proteste indignate, rampogne beffarde, polemiche rabbiose.
In realtà, invece del tipo abbastanza comune del pittore di belle speranze, dal giorno che fu esposto l'ampia tela «Maternità», iniziatrice, sia come ispirazione sia come tecnica, della sua seconda maniera, nel Previati ogni acuto e sereno intenditore di pittura vide un'artista di spiccata personale originalità.
Se, mercè la conoscenza di ciò che George Frederic Watts, Pierre Puvis de Chavannes e gli altri idealisti del pennello hanno con così gloriosi risultati tentato all'estero, le ostilità Previati si sono andate, in breve periodo di tempo, calmando, la battaglia però intorno a quel primo tentativo di arte simbolica fu nel 1891, a Milano, fierissima e se da qualcuno il Previati si senti forse esaltare anche al di là dei suoi meriti, dai più venne buttato, con malvagia compiacenza, addirittura nel fango.
Di vero, se il Melani osò coraggiosamente scrivere che l'Italia poteva, col Previati, vantarsi di possedere un poeta di più, vi fu chi, esprimendo invece l'opinione della grande maggioranza, affermò che bisognava, senz'altro, affidarlo alle cure del Lombroso.
Ingiustizie ed intemperanze, che, ad una certa distanza di tempo, sorprendono, ma che pur si rinnovano di continuo contro ognuno che in arte tenti di dire qualcosa di nuovo o di diverso da quello che a lui d'intorno sente dire di continuo dagli altri : ingiustizie ed intemperanze che addolorano e torturano un artista, ma che pure giovano a mantenerlo in quello stato di vibrante esaltazione, da cui spesso le opere d'arte attingono un singolare accento di nervosa vitalità.
Nato a Ferrara nel 1852, Gaetano Previati si recò giovanetto a Milano e fece i suoi studi nell'Accademia di Brera.
Nel 1879 egli eseguì il suo primo quadro, su tema dato, « Gli ostaggi di Crema», e vinse il premio nel concorso Canonica. L'anno susseguente una grande tela, anch'essa di soggetto storico e con una quarantina circa di figure, intitolata « Cesare Borgia a Capua », fu da lui mandata all'Esposizione di Torino e vi ottenne un vivo successo, tanto che venne subito acquistata dal Conte Sauli.
La concezione e la composizione , nella spettacolosa loro teatralità, ne erano abbastanza accademiche, ma qualche gruppo di figure e l'effetto ardito e violento della luce piombante nella pomposa sala da una rotonda finestra laterale rivelavano un'indole artistica « forte ed ardita fino all'esagerazione », come, non a torto, aveva affermato, l'anno antecedente, Filippo Filippi.
A questi due quadri seguirono con abbastanza buona fortuna, altri, come ad esempio, "Cristo e la Maddalena", "Carlo Alberto ad Oporto", "Antonio Sciesa", "Abelardo", "Paolo e Francesca" e "Tasso morente", tutti di soggetto storico o leggendario, d'ispirazione romanticamente letteraria e di carattere oggettivo ed esteriore.
Artefice più o meno valoroso ed interessante, il Previati non era ancora riuscito a manifestare la peculiare sua individualità d'artista.
Qualcosa però d'insolito incominciava a fermentare dal suo spirito e questa qualcosa si rivelava, sotto vari aspetti, in alcuni suoi quadri posteriori, di soggetto e d'ispirazione diversissimi l'uno dall'altro: «Fumatrici di hascisc», «Tiremm innanz» , «Cleopatra», «Penombre».
Il promettente pittore ferrarese devia dunque dalla strada fioritamente tradizionale, in cui aveva fin'allora proceduto con passo sicuro; il pubblico quindi incominciò a sentirai turbato innanzi alle sue nuove tele e la critica ufficiale fece subito il viso dell'armi, tanto che alla sua «Cleopatra»  fu tolto dal consiglio accademico il premio, che pure dalla Giuria gli era stato accordato all'unanimità.
Alla fine, rinunciando alle lusinghe dell'arte sociale, che per un momento, col «Tiremm innanz» , parve volerlo conquistare, e liberandosi definitivamente da tutti i legami tradizionali, il Previati ritrovò sé stesso e principiò davvero ad essere qualcuno, con quella «Maternità» , che doveva rappresentare la pietra dello scandalo nella prima delle Mostre triennali milanesi e contro ed a favore della quale dovevansi versare fiumi d'inchiostro.
Una madre, che, assisa sotto un albero, dà il senso al suo fantolino; tutt'intorno una schiera adoratrice d'angioli genuflessi dalle ali candide; e poi, in primo piano, fusti sottili di frumento e steli di gigli e di anemoni fioriti in cima di calici bianchi od azzurri: ecco la scena, in un gamma attenuata di tinte scialbe e con una ondeggiante e direi quasi ritmica striatura di colori divisi, ci presenta questo tanto discusso quadro.
Con esso, Gaetano Previati ha voluto destare, come giustamente osservava Vittore Grubicy in quei giorni di violente polemiche, un'impressione nuova, inusitata, antireale e non bisogna quindi sorprendersi che tutto vi sia arbitrario rispetto alla realtà od a quanto i nostri occhi sono abituati a considerare come tale.
Il Previati avrebbe potuto ripetere con ragione le famose parole di George Frederick Watts: « Io dipingo le idee e non le cose», giacché, con la vaporosa visione di calma e di dolcezza così lontana da ogni precisione veristica di particolari che era riuscito a fissare sulla tela, egli non intendeva soltanto mostrarci una madre col suo bimbo, ma voleva suggerirci il sentimento poeticamente mistico che ispira il mistero ineffabile della maternità.
"La Madonna" , esposta tre anni dopo a Milano, così squisitamente decorativa con quei sottili fusti di giglio, che a destra e da sinistra si spiegano, come floreale omaggio ammirativo verso il gruppo centrale della Vergine con il grembo il divino fanciullo; il "Re Sole", che tanto leggiadramente evoca la galanteria fastosa della Corte di Luigi XIV; il "Trasporto di una Vergine", con il lungo interminabile corteo di fanciulle biancovelate ed inghirlandate di fiori, che accompagnano alla tomba la compagna diletta, ecco le tre opere che, insieme con "Maternità", meglio e più completamente rappresentano la seconda maniera soggettiva, ideista e simbolica di Gaetano Previati.
In queste tele, oltre l'ideazione suggestivamente visionaria, è da osservarsi con attenzione la fattura speciale, che tanto contribuisce all'effetto totale di esse.
Il Previati, avendo studiato a lungo e con amore i vari complessi problemi tecnici dell'arte pittorica, è stato persuaso dalle sue ricerche e dai suoi tentativi pratici, a rinunciare ai comuni processi d'impasti e di velature per ricorrere, nelle prime tele della seconda sua maniera, al divisionismo, applicato con criteri suoi propri, in modo che, oltre alla maggiore eccitazione sulla retina, raggiunta mercè la divisione dei colori, si ottenesse altresì, con le lunghe e sottili strisce di pasta colorata, piegate tutte secondo un medesimo movimento ondulato, che la scena, pure essendo prossima alle pupille del riguardante, apparisse come veduta a distanza e fosse abbracciata nel suo complesso senza distinzione di particolari.
In un secondo momento poi, essendosi persuaso che il processo meccanico di divisionismo da lui prima usato peccava di rigidezza, egli è andato (a poco a poco) modificandolo ed ammorbidendolo, ottenendo più di una volta risultati luminosi davvero notevoli.
Mentre la maggior parte dei nostri pittori il rimprovero più grave che si possa muovere è la peccaminosa indolenza intellettuale, al Previati invece devesi rimproverare di non sapere abbastanza resistere agli inviti che gli vengono dall'irrequieto fermento d'idee, che tiene in continua agitazione il suo cervello, impaziente d'ogni indugio, smanioso di dare subito forma concreta ad ogni concezione della sua fantasia.
Se talvolta nei suoi tentativi pittorici egli è fallito o, per lo meno, non è riuscito che a metà, la colpa è da attribuirsi tutta alla mancata indispensabile maturazione cerebrale.
Chiedere, come potrebbe fare qualche critico di vista corta, che egli corregga le deficienze o le irregolarità di disegno di alcune figure, significherebbe non comprendere che esse sono soltanto apparenti e sono volontarie, perché, soltanto con lo spogliare d'ogni sensualità di curve e di compattezza carnale le forme umane, si ottiene quella poetica efficacia di sogno simbolico voluta dal pittore.
Ma, d'altra parte, un osservatore accorto e spassionato, contemplando qualcuna delle opere più recenti del Previati, non può disconoscere che certe insufficienze plastiche di essa derivino dalla fretta di portare sulla tela le poetiche figurazioni nate nella sua mente prima ancora che abbiano raggiunta quell'ossessionante evidenza di fantasma, indispensabile a che possano essere trasmutate, senza incertezze, in creature artistiche.
Se Gaetano Previati si persuaderà a piegare la vivida intelligenza alle esigenze ferree di una lenta elaborazione creativa; se saprà, d'ora innanzi, evitare di accoppiare una soave figura di sogno intensamente espressiva ad una informe figura di realtà, come gli è accaduto più d'una volta per non aver voluto aspettare con calma il momento in cui il gruppo gli si sarebbe nella mente disegnato completo ed in ogni parte armonico; se egli, infine, avrà il coraggio di scegliere tra le visioni che gli si affollano nel cervello soltanto quelle che sono davvero degne della superiore vita dell'arte, sacrificando inesorabilmente tutte le altre, ci darà sempre opere belle ed interessanti e meriterà di essere proclamato il campione più ardito ed originale che il suggestivo idealismo pittorico possegga oggi in Italia.


da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1912
Mostra individuale 
di Nino Barrantini
Gaetano Previati, nato a Ferrara nel 1852, essendosi emancipato a Milano dove studiò e dove abita, dall'influsso di Tranquillo Cremona e di Domenico Morelli, rivelò il suo temperamento eccezionale di pittore idealista nel 1891 con la "Maternità". Questo quadro, per la novità dello stile e per essere l'Italia d'allora enfatuata di realismo, sollevò un scandalo enorme, ma la sua comparsa segnava una data nella storia dell'arte contemporanea.
Il pittore non aveva voluto riprodurre alcun aspetto della realtà ma rappresentare con una scrittura espressiva il proprio sentimento e aveva applicato il colore secondo la tecnica divisionistica perché si dissolvesse in una sostanza eterea, adatta alla sua intenzione.
Dopo d'allora serbando la sua purezza in mezzo a tutte le difficoltà, la sua fede in mezzo a tutte le diffidenze, il Previati ha dato forme sempre più individuali e più assolute alla sua arte.
Pittore storico ha evocato nei simboli gli spiriti delle età passate, l'incanto della regalità nell'oro del "Re Sole", la forza italica sul mare nel trittico sereno delle antiche repubbliche marittime.
Pittore religioso ha narrati gli episodi cristiani con fede antica con poesia nuova, ha celebrato la maternità di Maria con l'amore più candido, con l'amarezza più tragica la passione di Gesù.
Ha dato ai miti, alle immagini della fantasia, alla bellezza della luce altissime interpretazioni liriche.
Dal 1900 lascia ad ogni estate il frastuono di Milano e si reca a Lavagna sul Mar Ligure straordinariamente ricca di frutti e di fiori. Nel contatto con la natura, la sua arte si e svolta ancora.
Egli ha dipinti molti quadri di fiori, ravvolgendone talora la bellezza di un aureola poetica; molti paesaggi dove ha infuso un misticismo profondo un ritmo musicale, composizioni decorative lietissime popolate di bambini.
Intanto la sua tavolozza che preferiva cupe gamme d'argento e d'oro, si è arricchita dei toni più freschi e smaglianti.
Oggi a Venezia rappresenta specialmente questo ultimo periodo della sua operosità.
Anche oggi Gaetano Previati si consacra tra i grandi maestri moderni dell'arte idealista.



Giuseppe Bertini (bio)
Amos Cassioli (bio)
Tranquillo Cremona (bio)
Gaetano Domenichini (bio)
Domenico Morelli (bio)
Giovanni Pagliarini (bio)
Pierre Puvis de Chavannes (bio)
George Frederic Watts (bio)



 

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