Vincenzo De Stefani

De Stefani Vincenzo

Verona 1859 / Venezia 1937

Pittore, Incisore, Decoratore
Biografia

da A. M. Comanducci ediz 1962
Nato a Verona il 6 marzo 1859; morto a Venezia il 2 aprile 1937. Allievo, nella sua città, di Napoleone Nani, e a Roma per qualche tempo del Cesare Maccari. Nel 1885 si ritirò sul Garda, dove rimase circa tre anni nella solitudine, dipingendo assiduamente dal vero, e poi passò a Venezia, dove insieme a Giuseppe Vizzotto Alberti attese alla decorazione della nuova sala del Consiglio Provinciale. Corretto disegnatore e forte colorista, ha incontrato favore e ottenuto notevoli successi alle molte esposizioni nazionali ed estere cui ha partecipato. Trattò il paesaggio, la marina e il ritratto. Opere principali: "In montagna"; "Montanina"; "Triste convalescenza", presso la Famiglia Artistica a Milano; "A Capri"; "Nel tempo delle cicale"; "Cravatta nera"; "Melanconica"; "Lungo l'Adige"; "Via di Capri"; "Monte Mario"; "La Cenerentola"; "Alla botte"; "Fiori di marzo"; "Benaco marino"; "Ombre" e "Lisa", nel Museo di Verona; "Le buone parole", presso il comm. Guido Franceschini di Montignacco; "Meriggio", nella Galleria d'Arte Moderna di Venezia. Ritratti: "Mio padre", proprietà dell'Ecc. De Stefani; "La madre del pittore Pietro Fragiacomo"; "Conti De Azarda"; "Principi Giovannelli"; "Autoritratto"; "Mia Figlia"; "Signora Kekler di Udine"; "Eleonora Duse", eseguito nel 1890 e di proprietà della signora Maria Bonanome; "La pittrice signorina Segato", esposto alla Quadriennale romana del 1931. La Biennale Veneziana del 1912 gli ha dedicato una sala con trentacinque opere, ed alla Mostra dei Quarant'anni (Venezia, 1935) ventuna opere. Fra esse notevoli: "Autoritratto"; "Un'ombra"; "I tre amici Beppe Ciardi, Pietro Fragiacomo, Vincenzo De Stefani"; "Risveglio nello studio"; "Signora in giardino". Fu apprezzato acquafortista.


da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1895, 1897 e 1901
Figurista, paesista, decoratore, nato nel 1859 a Verona, da lunghi anni dimora a Venezia. E' allievo di Napoleone Nani. Stette a Roma qualche tempo col Cesare Maccari, finchè nel 1885 si ritirò sulle rive del Garda, ove rimase circa tre anni nella solitudine, dipingendo assiduamente dal vero. Opere più note: «L'accusa» (1890), «La difesa», «A lavoro finito», i dipinti nell'interno della torre di S. Martino (1893) e la decorazione della Sala del Consiglio Provinciale di Venezia, eseguita insieme al Giuseppe Vizzotto Alberti, lavoro pregevolissimo. Ricordiamo pure alcuni bellissimi ritratti, ottenne una medaglia d'oro all'Internazionale, di Monaco del 1891.


da Le Biennali di Venezia - Esposizione 1912
di Filippo Sacchi
Mostra individuale (1912)
Vincenzo de' Stefani lavora da ventinove anni. Ma già, il suo esordio effettivo furono le tre o quattro tele presentate alla Nazionale di Venezia del 1887, famose per gli infiniti dissidi che ne sorsero. Le figure di Meriggio furono subito definite «i omeni senza oci» - e se questo battesimo di veneziana ironia caratterizza molto bene la natura di quell'opposizione, questa - a sua volta - caratterizza molto bene l'importanza che quel gruppo di opere assumevano apparendo. Le tele dell'87 erano state pensate sotto l'influenza di Filippo Carcano e del primo impressionismo lombardo. Si sa che tra il '70 e l'80, sorgono qua e là simultanei, nei maggiori centri di arte della penisola, improvvisi moti di rinnovamento che introducono, anche dove paiono meno profondi, tutto un nuovo spirito di ricerca. Ora il de' Stefani fu precisamente, nel Veneto, il promotore di questo nuovo stato di cose. Mentre la gran parte dei veneti coetanei suoi derivavano dell'aneddoto favrettiano, il de' Stefani fu il primo a buttarsi in un franco e (per quei tempi) violento naturalismo: Meriggio reca ancor vivo, nella sua intatta freschezza, lo spirito di quelle combattute origini. Alle quali, s'è vero che il de' Stefani non si mantenne fedele sempre (e il pubblico che visita questa sala può constatarlo da sè), e tuttavia significativo che mostra di voler tornare nelle opere più recenti. Alludo soprattutto al ciclo di tele ispirate a figure e ad ambienti cadorini. Vincenzo de' Stefani è veramente un pittore che dipinge! Guardate quello che diventa nelle sue mani la luce: ogni spigolo, ogni metallo, ogni stoffa perdono peso, mutano materia, diventano pura vibrazione di colore; e il verde della terra, l'azzurro del cielo cantano, fuori di quegli oscuri interni, nel loro tono più intenso. Verrebbe voglia, qualche volta, di pensare ai fiamminghi, se non fosse tanto più semplice pensare che quest'uomo ha nelle vene del buon sangue veneto. Ma queste tele hanno anche un grande valore espressivo. Vincenzo de' Stefani ha letto nella vita di questa gente con occhio fermo e mano sicura: ogni linea assomiglia al loro gesto, ogni tono al loro pensiero, ogni forma al loro silenzio. In questa sala non c'è solo un riassunto del lavoro compiuto: c'è anche il programma del lavoro da compiere. E' in realtà un uomo non può, a 53 anni, accostarsi con occhio nuovo a tutto un nuovo mondo, senza essere profondamente sano. Forse, per Vincenzo de' Stefani questa è la lode più cara.

Bibliografia

A.M. Comanducci - Pittori italiani dell'Ottocento - Milano 1934
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni - II ediz. Milano 1945
A.M. Comanducci - Dizionario illustrato pittori e incisori italiani moderni e contemporanei - III ediz. Milano 1962
L. Servolini - Dizionario illustrato incisori italiani moderni e contemporanei - Milano 1955

Thieme Becker  - Kunstlerlex - 1937

L. Simeoni - Verona- 1913

Illustrazione Italiana - 1891   1897

Emporium - 1928

 



 

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