Libero Andreotti

Andreotti Libero

Pescia - Pistoia 1875 / Firenze 1933

Pittore, Scultore, Ceramista, Medaglista, Illustratore, Caricaturista
Biografia

Partecipa a molte edizioni della Esposizione Internazionale Biennale d'Arte della Città di Venezia, la prima volta alla VI nel 1905, con la scultura in terracotta "L'alba", poi alla VII, VIII, IX, XIII, XIV, XV, XVI, XVII e XVIII edizione del 1932, alla quale espone le tre sculture in bronzo a cera persa "La casta Giulietta", "Ritratto della SIgnorina V.P" e "Ritratto di Donna Maria Chiappelli". Nel 1972 espone la scultura "Nudo seduto" alla X edizione della Mostra Quadriennnale d'Arte Nazionale di Roma.

La Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza conserva il suo dipinto  "Ritratto di Aldo Carpi".

 

da Emporium - giugno 1933

di Arturo Jahn Rusconi

... Era nato a Pescia nel 1875 di modesta famiglia di artigiani di campagna, e di buon'ora si era messo al lavoro anche lui, seguendo le orme paterne, dapprima come fabbro, poi come tornitore meccanico, ma aveva una gran voglia di imparare e malgrado il lavoro manuale studiò per diventare maestro elementare. Al momento di dar l'esame una crisi di dubbi e di paure lo trattenne dalla prova. Con quella rinunzia l'Italia ebbe un maestro elementare di meno ed un artista di più. Cominciò allora per l'Andreotti un periodo di difficoltà e di lotte, prima a Lucca, poi a Palermo dove si recò a fare il commesso d'una libreria e dove cominciò a disegnare caricature per un giornale umoristico locale, quindi a Firenze, impiegato in una tipografia, disegnando illustrazioni varie e manifesti, ma coltivando anche le lettere che erano rimaste una sua segreta passione, e legandosi d'amicizia con giovani artisti e letterati come Sem Benelli, Oscar Ghiglia, Adolfo De Carolis ed Enrico Sacchetti.

Anni di lotte e di miserie furono questi, ma che maturarono il suo ingegno e gli rivelarono le sue attitudini e le sue possibilità. Nel 1906 va a Milano, si lega col gruppo degli artisti d'avanguardia, e si fa notare da Alberto Grubicy, negoziante-artista di buon gusto e di buon fiuto, che lo incoraggia a scolpire e riesce a far esporre al Salon di Parigi un suo bronzo, "La Vetta" che lo rivela improvvisamente scultore già maturo e sicuro. L'impressionismo di cui si era imbevuto a Milano nei suoi primi anni di arte, si dissolve rapidamente davanti ad una sua visione del vero più attenta e più amorosa, più sincera e più sua. Dopo la parentesi della guerra, nella quale anche l'Andreotti lasciò le stecche e lo scalpello per le armi, tornò a Firenze e cominciò allora un periodo di attività intensa e fortunata alternando il lavoro con l'insegnamento, già che era stato chiamato ad insegnar plastica all'Istituto d'Arte. Le varie esperienze passate avevano maturato e avevano rivelato nell'artista incomparabili virtù di modellatore e di creatore.

Egli era venuto tardi all'arte, ma il suo svolgimento fu rapido e continuo dalle prime cose imbevute di impressionismo e di letteratura, alle ultime tanto più semplici e serene, tanto più toscane. A poco a poco la sua origine toscana, un pò nascosta nei primi tempi, si è rivelata sempre più profonda e decisa, con quel suo anelare alla ricerca d'un carattere e d'una espressione definita. Gli ultimi suoi ritratti, esposti l'anno scorso a Venezia e che sono l'uno alla Galleria d'Arte Moderna di Torino, l'altro a quella di Firenze, sono tra le più nobili cose della scultura italiana d'oggi e si ricollegano alla grande tradizione fiorentina del Rinascimento.

La "Pietà", nel monumento alla Madre italiana in Santa Croce, il "Cristo che risorge", sotto l'arco di trionfo di Bolzano, "l'Angelo" nel monumento ai Caduti di Roncade, e "l'Italia che difende l'eroe ferito", nel monumento ai caduti di Saronno, sono le sue opere maggiori e più solenni, quelle che hanno affermato la rinascita della scultura italiana di questi ultimi anni, ma più che in queste opere maggiori e monumentali, le sue grandi, incomparabili virtù appaiono in quei due ritratti recentissimi e ne "l'Annunciazione" di casa Toeplitz, nelle quali il suo spirito si accosta ad un modello insuperato, quello del Verrocchio, non per imitarlo, ma quasi per continuarne l'opera.

La sua morte così immatura, avvenuta il 4 aprile scorso, tanto più ci è stata penosa in quanto che la sua giornata terrena non era ancora compiuta e grandi cose ancora egli avrebbe potuto creare per la nostra gioia e per la gloria dell'arte italiana.

 

Opere

Orfea che canta - Galleria d'Arte Moderna di Genova



 

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