Giovanni Squarcina

Squarcina Giovanni

Zara - Dalmazia 1825 / Venezia 1891

Pittore
Biografia

da A.M. Comanducci

Nato a Zara l'11 settembre 1825, morto a Venezia il 29 dicembre 1891. Frequentò ricevendo lodi e incoraggiamenti, l'Accademia di Venezia nella quale gli furono maestri Michelangelo Grigoletti, Francesco Bagnara, Tranquillo Orsi e Federico Moja, Antonio Diedo e Giuseppe Borsato. Passò alcuni anni a Spalato, dove eseguì molti lavori, ritratti e quadri di soggetto sacro, fra cui: una "Via Crucis", per Neresi della Brazza; un "San Giovanni Battista nel deserto", per Cattaro; un "San Rocco"; una "Madonna degli Angeli" e "La traslazione della Santa Casa", per Zara. Nel 1857 vinse un concorso per una borsa di studio e potè visitare città che conservano tesori d'arte; Roma, Firenze, Bologna. In seguito si accinse ad un grande quadro, "L'abiura di Galileo davanti il Tribunale della Sacra Inquisizione Romana", e vi attese ben dieci anni, senza peraltro ritrarre da tanta opera, condotta con criteri artistici ormai sorpassati, quella gloria o quel profitto che egli se ne aspettava. Attualmente il dipinto si trova in Zara, proprietà della famiglia Walach. Scoraggiato, l'artista si rimise a lavori di minor mole, e di lui apparvero: "Un villanello vestito da festa" e un "Ritratto", alla Mostra del 1881 a Venezia, e "L'orgia", a Milano; "Parasole", alla Esposizione Nazionale tenutasi in Bologna nel 1888. Negli ultimi anni, diventato quasi cieco, lo Squarcina visse poveramente e finì dimenticato da tutti. Di lui si ricordano ancora: "Autoritratto", nella sala maggiore della Biblioteca Paravia di Zara, un "Cuor di Gesù", per la chiesa dello Spirito Santo di Venezia; un "San Giuseppe", per la chiesa dei Gesuiti; i ritratti di "don Giuseppe Solesin"; di "don Francesco Malusa"; dei "coniugi Massaroli Genovesi"; di "Elvira Scopinich", di "Ernesto Debiasi", di Treviso; di "Agostino Coja"; di "Matteo Ceccarello"; di "Giuseppe Patrizio"; del "prof. Politeo"; del "conte D'Arco", di Mantova; un "Cristoforo Colombo", per il conte Papadopoli; undici ritratti della "famiglia Brazzoduro", alla Giudecca.



 

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