Galleria
d'arte Dipinti e sculture '800 e '900

Nato a Brescia nel 1769 morto a Tremezzo il 7 agosto 1841. Seguendo il genio naturale si dette a fare ritratti assomiglianti miniando sull'avorio. Già abile in quest'arte, passò a Bergamo, a Milano e a Roma, dove vinse un primo premio alla scuola del nudo, e un secondo all'Accademia di San Luca, nel concorso di composizione. Recatosi a Parigi e creatasi una maniera nuova con lo studio dei fiamminghi e dei più celebrati miniatori francesi, ritornò a Milano, dove si procurò la protezione del Mennati, e l'ammissione alla Corte di Eugenio Beauharnais. Quivi continuò a miniare con grazia ed eleganza, facendo rivivere la maniera degli antichi, sull'avorio, sullo smalto e sulla pergamena. Di lui sono rimasti molti ritratti miniati delle famiglie Trivulzio e Borromeo, copie di "Giulietta e Romeo" del Da Porto, del "Corsaro" del Byron e del "Decamerone" opere queste di molto pregio, comperate ad alti prezzi da collezionisti e Principi. Ornò in pergamena gli scenari di "Dafne e Cloe". Alla Biblioteca Ambrosiana di Milano si conservano suoi lavori; alla Galleria d'Arte Moderna della stessa città sono collocate le miniature "Amore e Venere" e "Leda col cigno", nonchè il "Ritratto dell'avo paterno Giuseppe Vietti"; la Pinacoteca Tosio di Brescia possiede un suo "Ritratto" a smalto. Nel 1878, alla Mostra dell'Arte bresciana, figurarono le seguenti miniature: "Le illustrazioni del Corsaro" del Byron, su pergamena, proprietà dell'Ateneo; il "Ritratto di Eugenio Beauharnais", su pergamena; "Le tentazioni di Sant'Antonio", su avorio; "Due ninfe" e un "Amorino", su pergamena; "Centauro che rapisce una ninfa", su pergamena. Alla Mostra d'Arte bresciana del 1934, figuravano molte altre finissime miniature.