Ludovico Seitz

Seitz Ludovico

Roma 1844 / Albano Laziale - Roma 1908

Pittore, Decoratore
Biografia

da A.M. Comanducci

Nato a Roma, da famiglia tedesca, nel 1844, morto l'11 settembre 1908. Dal padre Alexander Maximilian Seitz, che apparteneva al gruppo dei «Nazzareni», fu iniziato all'arte, e lo superò. Rimase ostinatamente ostile al movimento artistico che lo premeva da ogni parte, fedele ad un'arte riflessa della quale diede numerosi e nobili saggi in moltissime chiese in Italia ed all'estero. Si citano fra i suoi lavori: in Roma: "San Tommaso e San Bonaventura", nella chiesa dell'Aracoeli; le decorazioni dell'abside in Sant'Ivo dei Brettoni; alcune scene della "Vita di San Giovanni Nepomuceno", in una cappella nella chiesa dell'Anima, nonché i cartoni per la grande finestra della chiesa stessa; quadri allegorici e scene della "Vita di San Tommaso d'Aquino", nella Galleria dei Candelabri in Vaticano; la decorazione dell'altare posto sulla tomba di Pio IX e i cartoni per i mosaici, nella chiesa di San Lorenzo fuori le Mura; scrupolosi restauri agli affreschi del Pinturicchio nella Sala Borgia, e a quelli della Cappella Sistina. A Treviso, eseguì nel coro del Duomo quattro grandi affreschi tra i quali: "Il beato Enrico fa la carità ai poveri" e "San Liberale che predica contro gli Ariani", a Conselve (Padova), due quadri di fianco all'altar maggiore della chiesa arcipretale. All'estero, la grande decorazione pittorica della Cattedrale di Diakovar in Slavonia; lavorò nella cappella del principe di Furstenberg in Heiligenberg sul lago di Costanza, e nel Duomo di Friburgo. Nell'Accademia di San Luca in Roma, dove il Seitz insegnò si conserva il suo "Polittico della Vergine". Per dieci anni (1892-1902) Ludovico Seitz si dedicò assiduamente alla decorazione delle pareti e della volta della cappella tedesca nella Basilica di Loreto dipingendovi il grande poema della Vergine Madre: "La destinazione, la vita e la gloria di Maria". «Vi sono in questo grande ciclo di pitture, - scrisse Jahn Rusconi sull'«Emporium» del dicembre 1908 - tali e tanti motivi di serena e squisita bellezza che basterebbero da soli a creare la fama di questa grande opera. L'artista si è posto a questo lavoro con animo così puro, con fede così intensa, che ha potuto trovare accenti di vera commozione. La mente, accesa di tanto sacro fuoco, ha guidato la mano verso le più pure bellezze d'una visione soprannaturale. Ma sono bellezze semplici e spontanee, sprovviste d'ogni orpello superfluo, d'ogni astruseria e d'ogni simbolismo faticoso, bellezze chiare e limpide, capaci di esser intese così da uno spirito raffinato, come da un'anima semplice, poichè hanno in se' stesse e non nelle contingenze la ragion d'essere suprema della grazia. La realtà, vista come la vedevano i grandi maestri antichi attraverso quel velo della fantasia che ne correggeva i difetti e la faceva corrispondere alla loro idea, ha suggerito al Seitz taluni motivi di bellezza veramente immortale». «Quest'opera del Seitz ha veramente coronato la sua bella carriera artistica, ha riassunto tutta la sua migliore virtù; e con tenera commozione noi vediamo in essa l'ultimo saluto dell'artista, il suo congedo dopo dieci anni di lavoro: in una pietra nella composizione della Chiesa militante intorno alla tomba di Maria è questa semplice iscrizione: "1892-1902 Laus Deo"».



 

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